Chi visita Cassano, ne riceve una impressione assai gradita. È veramente magnifico lo scenario che la inghirlanda. Da levante a ponente, ad anfiteatro aperto sulla risorta piana di Sibari, traverso cui si dilunga, nell’ansia di confondersi con le onde dell’epico Jonio, ancora riecheggiante elleniche sinfonie, il Coscile dalle magiche acque, la incorniciano la minacciosa e nuda maestà della dentata catena appenninica, donde emergono, giganti adorni di selvaggia bellezza, grigiastri, il Pollino e Santa Maria delle Armi; le ondeggianti colline, opulenti di messi, di vigne e di uliveti, e digradanti a valle, quasi a darsi convegno sulle rive dell’Eiano, gli aspri boscosi contrafforti della Sila i quali nelle ramificazioni si stellano di numerosi paesi. In questo mirabile sfondo, protetta alle spalle da una rupe, l’antico colle Astrolomo, ora Pietra di San Marco, incastonata con bizzarra poesia tra le rocce, arrisa sempre dal sole nascente, in molle declivio, si adima Cassano”
da “Foglie che palpitano” di Monsignor Francesco Pennini.
La naturale posizione e la prevalenza del bianco all’esterno delle case, arrugginite solo nei tetti dall’oltraggio delle stagioni, le conferiscono una pittoresca e riposante luminosità